Carlo Chiappa

La bella storia del sedrianese Carlo Chiappa, detto "Abele" , operaio comunista al Comando di tre Brigate Partigiane.


Carlo Chiappa
Carlo nacque a Sedriano nel 1915. Di umili origini , rimase orfano del padre a soli due anni e a 11 anni dovette lasciare la scuola per lavorare come muratore. La sua famiglia era antifascista negli anni in cui, le spedizioni punitive dei manganellatori fascisti non risparmiavano nessuno, nelle cascine come nei rioni popolari nelle nostre zone - in particolare l'olio di ricino e le legnate erano riservate agli esponenti piu' in vista delle leghe sindacali e dei partiti antifascisti.


Carlo crebbe coltivando idee ribelli, bisognava abbattere il Fascismo di Benito Mussolini per ridare la Libertà all' Italia, cominciando dai piccoli paesi del Nord. Dopo il servizio militare , riusci' a farsi assumere come operaio alla Borletti di Milano, in via Washington. Fu lì che aderi' al Partito Comunista Italiano e fu la svolta della sua vita. Nel maggio del 1943 fu alla testa delle lotte alla Borletti, gli operai si battevano per il pane e contro l'obbligo di lavorare anche durante i bombardamenti degli aerei angloamericani su Milano. Fini' a San Vittore e appena liberato ,dopo la destituzione di Mussolini, divenne in breve l'anima della Resistenza Antifascista dell'intero settore a ovest di Milano. Nel novembre 1943 da' vita, alla Borletti di Vittuone , alla prima Squadra d' Azione Patriottica e poco dopo per incarico del PCI contribui' a creare le Brigate Garibaldine numero 168, 169 e 170 che opereranno dalle porte di Milano fino ad Abbiategrasso e Magenta formando appunto la "Divisione Magenta".
Di cui l'operaio della Borletti, col nome di battaglia Abele sarà il Commissario Politico. Sarà proprio Chiappa, nei giorni della Liberazione (con i tedeschi ed i famigerati fascisti della Decima Mas in ritirata che occupano la città ) che riuscirà ad evitare , con Riccardo Lombardi, che gli aerei degli Alleati bombardino Abbiategrasso. Carlo aveva imparato dai suoi vecchi compagni di fabbrica che bisognava superare le contrapposizioni dentro il Movimento antifascista per sommare tutte le forze necessarie a battere Mussolini. E cosi' persino i giovani monarchici diventarono suoi amici fidati, impegnati come lui a mettere a repentaglio la vita per disarmare tedeschi e briganti neri. Tra questi il giovanissimo suo paesano Poldino Fagnani , tenente di marina, staffetta garibaldina che pago' con la vita il suo coraggio - catturato in seguito ad una vile spiata, fu torturato e infine fucilato ed abbandonato , cadavere senza nome , sul ciglio della strada vicino a certosa di Pavia. Un episodio che lo colpi' nel cuore. Amico e allievo di Chiappa fu anche il giovane Giampiero Pozzi di Vittuone. Venne finalmente il 25 aprile, il Giorno della Liberazione, dopodichè Carlo ritorna in fabbrica, non prima di aver restituito al Comune di Ozzero la Fiat 1100 che gli era stata concessa per il suo compito di Comandante partigiano. A fare di nuovo il duro lavoro di operaio nel suo vecchio posto, Carlo Chiappa ci va in bicicletta, tutti i giorni da Abbiategrasso a Milano...
Fece parte del Consiglio Comunale di Abbiategrasso dove era emigrato. Organizzo' l' Anpi e continuo' a fare il sindacalista in fabbrica, sempre con la paziente intelligenza ed apertura mentale che aveva dimostrato nella Resistenza. Un giorno gli chiesero che cosa ricordava dei Natali della sua infanzia e lui racconto' dei pochi e poveri regali ricevuti e poi di un Natale a Ozzero, dov'era andato ad abitare nel 1945: "..le mie bambine erano piccole e allora, siccome io un'educazione cattolica da ragazzo l'ho avuta, ho fatto per loro un Presepio con le statuine salvate dalla guerra. Mi è venuto bellissimo , tanto che il prete che era venuto a benedirci la casa, la domenica seguente, in Chiesa, aveva detto che il Presepe piu' bello l'aveva visto in caso di un comunista..".Se ne ando', onorato come gli si doveva, ad Abbiategrasso nell'inverno del 1986 e la sezione Anpi di Sedriano ebbe il suo nome. Carlo Chiappa, nostro illustre paesano, fu uno dei tanti quadri comunisti italiani , onesti, semplici ma irriducibili, che contribuirono in modo determinante prima alla caduta del fascismo e poi alla costruzione della Democrazia in Italia.


La dura estate del 1944: gli arresti a Bareggio Abbiategrasso e Sedriano.
Nel corso dell' estate del '44 la Resistenza visse la sua grande stagione riuscendo a ottenere il controllo di ampie porzioni del territorio nazionale che furono ribattezzate Repubbliche Partigiane. Contemporaneamente pero' i nazisti attestandosi lungo la Linea Gotica, aumentarono il livello di repressione. Nell' Ovest milanese il movimento partigiano era riuscito a costituire la IV Brigata Sap. Carlo Chiappa fu l'organizzatore di questo nucleo destinato a crescere fino a diventare in settembre la 168°Brigata Garibaldi. Inizialmente poteè contare sull' aiuto di alcuni giovani fidati, tra questi Poldino Fagnani di Sedriano ,sottufficiale di marina datosi alla macchia dopo l' 8 settembre per diventare Staffetta della 168^ e lo studente di Vittuone Giampietro Pozzi.
Tra agosto e settembre furono arrestate ben 250 persone, tra cui le 16 persone della nostra zona (tra questi Poldino Fagnani) cadute nelle mani della polizia fascista in seguito alle rivelazioni di Luigi Cucchi, detto il Bestiaccia, nato a Cerello di Corbetta.
La raffica di arresti scaturita dalle sue informazioni favori' l'individuazione di altri 2 giovani di Sedriano. Uno di loro ,Vincenzo Grassi, era collegato ai sappisti e dopo il passaggio a san Vittore e a Bolzano fu inizialmente deportato a Dachau. "Il mio viaggio prosegui' fino al campo di concentramento di Bolzano dove fui destinato a lavorare in miniera per 40 giorni (...). Dopo Bolzano mi mandarono a Dachau. Lavorai per due mesi sulle ferrovie tedesche poi a Monaco di Baviera e infine finii a Mauthausen a lavorare nei forni crematori (...). Poi mi mandarono nelle miniere di Ala dove finalmente giunsero gli Americani. Tornai a casa a Sedriano che pesavo 35 kg."
L'altro cittadino di Sedriano invece non fece piu' ritorno , era Ferruccio Torri che una volta deportato da Milano fini' nel campo di Flossemburg dove mori' il 7 settembre.

Poldino Fagnani e il Bestiaccia nel Bosco di Riazzolo.

Poldino Fagnani
Luigi Cucchi, detto il "bestiaccia" aveva un istinto animalesco per sopravvivere, due volte lo presero in trappola e due volte riusci' a scappare.
Dopo l' 8 settembre 1943 molti renitenti alla Leva si rifugiarono nei Boschi di Riazzolo tra Corbetta ed Albairate. La maggior parte dei giovani stavano alla larga dalle visite nei paesi della famigerata polizia Fascista "Muti" (repubblichini) e dei Militari della Resega. ma alcuni aspettavano il momento buono per andare sui monti con i partigiani. E c'era anche il Bestiaccia , renitente pure lui. A Corbetta si era costituito un nucleo partigiano che cercava di reclutare i renitenti di Riazzolo ed era in contatto con Poldino Fagnani. Ci fu un assalto della Muti a Riazzolo nell'estate del 1944, scapparono tutti, ma dopo un mese il 9 agosto presero il Bestiaccia. Lo interrogarono e lui fece tutti i nomi che gli vennero in mente e in cambio della propria salvezza si presto' a collaborare per far arrestare quanti piu' renitenti fosse possibile. Partecipo' anche a false iniziative di reclutamento dei partigiani organizzate dalla Muti e molti giovani cadderò nel tranello e finirono nelle carceri di San Vittore o Legnano, Interrogati e torturati alcuni fecero altri nomi. La Muti fece una breve inchiesta e al termine Pierino Beretta, di Corbetta 23 anni e Poldino Fagnani di 22 anni vennero svegliati di notte nelle loro celle di San Vittore, caricati su un camion e partirono per destinazione ignota.
Giunti fuori Milano vennero uccisi con un colpo di pistola in testa. I loro cadaveri vennero ritrovati all'alba, nelle campagne presso Certosa di Pavia. Poco lontano giaceva il corpo di Paolo Garanzini e quello di un operaio arrestato insieme a lui.
Com'è noto il corpo di Poldino fu ritrovato dalla Comandante Partigiana Lia Tomici e siccome non vi erano documenti di riconoscimento fu pietosamente sepolto nel cimitero di Pavia. Sulla giubba di Poldino vi era il cartellino di una nota sartoria di Sedriano (Sisti). 
I funerali di Poldino Fagnani
Lia Tomici dopo la Liberazione riusci' a rintracciare la famiglia che dava Poldino per deportato in Germania e il 15 giugno 1945 Poldino torno' a casa accolto da tutto il suo paese in lacrime e sepolto nel camposanto.
La grossa retata getto' lo scompiglio nella rete di Resistenza attorno al naviglio Grande. Quella tra Magenta e Sedriano ne usci' meno malconcia poichè Poldino anche sotto tortura seppe tacere sui nomi piu' importanti: non menziono' Carlo Chiappa che nei mesi successivi riusci' ad organizzare ben 3 Brigate Garibaldi incentrate su Magenta Abbiategrasso e Motta Visconti.
Quanto allo spione (Il bestiaccia) ottenne la libertà e rimase padrone del bosco di Riazzolo. Con una 20ina di ceffi come lui armati visse rintanato facendo razzie nelle cascine intorno continuando a fare la spia per conto dei nazifascisti.
Subito dopo la Liberazione i partigiani riuscirono a catturare il Bestiaccia. Lo portarono lungo il Naviglio appena prima di Cassinetta per fucilarlo e gettarlo nell'acqua - da quelle acque furono ripescati molti cadaveri in quei giorni, vittime di una giustizia sommaria. Era sera e il Bestiaccia riusci' a gettarsi nel canale e nuotando sottacqua spari' nonostante gli spari alla cieca nella corrente. Fu cosi' la spia Luigi Cucchi beffo' un'altra volta il destino. Si dice che, tempo dopo, ritorno' nel 1994: risultava essere ancora vivo e abitante da qualche parte nella zona...
La prova della spiata del Bestiaccia sta nel rapporto inidirizzato dal Comando GNR di Milano (erano i carabinieri) dal Colonnello Comandante Gianni Pollini - è riportato integralmente sul libro in questione e che dice tra l' altro:
"....Il 9 agosto il distaccamento GNR di Magenta procedeva all'arresto del ribelle(?) Cucchi Luigi, classe 1925; il quale sottoposto ad interrogativo forniva i nominativi di un gruppo di partigiani capeggiati da certo Pozzi Giampiero da Vittuone e del quale faceva parte anche un ufficiale di Marina di Sedriano....
..Alle ore 5 del 10 agosto l' Ufficiale del servizio politico incaricato con 3 dipendenti effettuava una sorpresa nell'abitazione del Pozzi in Vittuone , che pero' non veniva rintracciato. Nello stesso giorno veniva invece identificato l' Ufficiale di Marina di Sedriano, Fagnani Leopoldo e malgrado un tentativo di fuga si riusciva ad arrestarlo."

L'amaro destino del giovane vittuonese Giampiero Pozzi


Giampiero Pozzi
"Causa la confessione del giovane arrestato - il Bestiaccia - cadde anche la copertura dell' attività di uno studente di Vittuone, Giampiero Pozzi, diventato, dopo aver compiuto una serie di disarmi, il referente del distaccamento di quel paese. Impossibilitato a rimanere ancora nella zoan fu inviato nella provincia di Como con il compito di infiltrarsi in una banda fascista ma scoperto fu ucciso con la sua compagna l' 11 settembre 1944."




Elisa Restelli
Il ritorno di Elisa
“Elisa abitava nel mio cortile. Era una bella ragazza: il viso ovale e sorridente, i capelli scuri e folti. Spesso mi capitava di vederla , la mattina, uscire di casa col passo affrettato verso chissà quale scopo e direzione. Pochi sapevamo della sua identità di staffetta dei partigiani. Erano allora tempi scuri e cupi dove ci si doveva fidare di tutti e ci si poteva fidare così poco. Non so se si fosse gettata in quella pericolosa storia di lotta clandestina per amore di un uomo o per amore della libertà, che poi forse, è la stessa cosa.
Certo è che Giampiero, il suo amato compagno di vita e di ideali, era davvero un bel ragazzo e più di una, sicuramente, sarebbe stata disponibile a seguirlo in capo al mondo. Ma non erano molte le ragazze come Elisa: lo sguardo fiero e inespugnabile, il coraggio genetico delle proprie scelte da portare fino in fondo, la forza sedimentata come storia negli abissi della memoria. Ecco la differenza tra chi è pronto a morire per ciò in cui crede e tutti gli altri che rimangono nascosti. Elisa apparteneva a questa prima categoria, non era un’eroina né un martire, come gli altri non furono vigliacchi. Non si può chiedere a nessuno di mettere a repentaglio la propria vita, qualsiasi sia la causa. Ma elisa aveva accettato la sfida della vita che si gettava tavolo causale di una roulette enigmatica e si era messa a girare vorticosamente intorno all’epicentro della morte. Elisa, che rispondeva alla sfida schierandosi risoluta dalla parte della libertà per un futuro migliore. Un futuro che né lei, né il suo uomo, avrebbero fatto in tempo ad assaporare. Infatti, il 29 novembre 1944 quella roulette si fermò, e la bianca pallina del fato si fermò sul numero della giovane ragazza e del suo compagno. Come ogni mattina la vidi passare sotto la mia finestra, ma questa volta supina, immobile su una carretta, le braccia distese lungo i fianchi, uno straccio bianco che gli copriva la parte del corpo e tutti i nazisti e fascisti, in divisa che ancora sembravano minacciarla con i fucili spianati. Non si accorsero del mio sguardo che filtrava dalle fessure delle tapparelle, del mio pianto silenzioso. Me l’avrebbero impedito. Non vollero che nessuno accompagnasse quel corpo martoriato dalle pallottole: solo i famigliari, costretti a ingurgitare un pianto che i mitra Sten avevano dichiarato proibito. Io la guardai per l’ultima volta da dietro la finestra dove tante mattine l’avevo vista passare con il suo passo.”
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